Calcio

Palla sul fondo, fine, reset, si ricomincia.

Palla sul fondo

Guardo la classifica della serie A femminile dopo la sedicesima giornata.

In testa tre squadre strette in soli tre punti di distanza, la Juventus si è complicata un po’ la vita pareggiando sul campo dell’Atalanta e adesso Fiorentina e Milan dietro incalzano minacciose penso. Oltretutto , giusto per infiammare un po’ la corsa scudetto, la prossima gara in programma vedrà proprio le rossonere, a sole due lunghezze, attentare al primato bianconero.
In tutto ciò la Fiorentina spera nell’effetto “tra i due litiganti il terzo gode” , e ci spererei anche io, visto che le viola si trovano proprio tra i due fuochi, ad un solo punto dalla capolista.

In una situazione del genere ogni partita è una finale, penso, e quando capitano questi momenti è importante la condizione, la preparazione tecnico tattica certo, ma conta anche quanto sai reggere la pressione. Perché quando giochi una finale, una partita che non puoi sbagliare, quello che davvero finisce per contare è buttarla dentro!

Ne sa qualcosa proprio la Juventus.

Sono uscita da poco dallo spogliatoio del Tre Fontane dove la Roma ci ha sconfitte per tre reti a una, ma di questo vi parlerò poi, mi dicono : “la Juve ha pareggiato col Mozzanica.”

Incredibile, penso e lo penso perché “anche all’andata hanno pareggiato” questo però lo dico anche.

Palla sul fondo

Foto Maria Gatti Atalanta Mozzanica

Incredibile quindi, come all’andata le bergamasche fermano la capolista per di più, vengo a sapere, lo fanno giocando in 10, dal 15′ quando Scarpellini ferma con un braccio il tiro a rete di Aluko. Rigore ed espulsione, è fatta. O forse no?

Rigore calciato fuori e succede che una inizia a crederci, penso.

La Dea ci mette cuore, corsa e sacrificio e non si arrende, ci crede, penso, che è sempre la cosa che fa la differenza, però l’altra cosa che fa la differenza è un fattore molto semplice, forse banale ma dalle conseguenze disastrose: la Juventus non la butta dentro.
Non è un dettaglio in questo sport, penso, e alla fine, visto che sostengo che la fortuna non esiste e di conseguenza nemmeno la mala sorte, è un dettaglio che non va trascurato né archiviato nella cartella “sfortuna”.

Il calcio è in qualche modo una scienza esatta e se qualcosa non torna significa che da qualche parte c’è sempre un modo per rimediare, penso, bisogna trovarlo, vederlo, cercarlo, la fortuna se esiste ti aiuta ma è una variante che non dipende da noi, e in una squadra si lavora per ridurre al minimo l’incidenza di queste varianti.

Il Milan vince sul Verona ma prima che si sblocchi il risultato la partita è la sagra delle occasioni mancate, penso.

Sciupano le rossonere, sciupano le scaligere e quando inizi ad accorgerti che forse è la giornata storta, che le cose sembrano non filare lisce, piano piano comincia a farsi largo dentro di te il timore che la legge evergreen del “gol mancato gol subito” possa scagliarti su di te.

Quando accade ci vogliono le spalle larghe, penso.

Palla sul fondo

Foto AC Milan

Sei in campo, hai appena fallito un’occasione facile, fisicamente stai ancora giocando ma con la testa non ci sei, ti porti le mani alla testa, alzi gli occhi al cielo, ti strofini la faccia come se il gesto potesse cancellare quello che è appena successo. Sei in campo, corri, sembri seguire l’azione ma continuano a scorrerti davanti le immagini di quell’episodio a cui vorresti cambiare il finale.
Sei in campo, le tue compagne ti confortano, ti urlano che non fa niente, di non pensarci, ma tu sai che non è la verità, sai che stanno mentendo, sai che non è vero che non fa niente. Fa eccome, pensi.

Eppure devi riuscirci.

Proprio così, Buddhastyle!

Cancellare quel che è successo con un colpo di spugna, non pensarci più già mentre corricchi verso il centro del campo riguadagnando la tua posizione.

Palla sul fondo, fine, reset, si ricomincia.

È quello che hanno fatto Giacinti e Bergamaschi nella foschia milanese, continuando a giocare, a correre, a creare, a sbagliare anche, mani in faccia e via, si ricomincia, penso, finché Sabatino non ha trovato lo spiraglio giusto.
A Dani non interessa essere “bella”, a volte le capita ma non è quello che cerca, penso, è istintiva, è efficace, il Pippo Inzaghi al femminile, e soprattutto se sbaglia sa resettare la testa e non ci rimugina su, sa che fa parte del gioco, sa che sono i rischi del mestiere.

Stop in area e zampata vincente, la palla che rotola in rete, finalmente, l’esultanza è liberatoria.

Perché quando non la butti dentro può diventare un problema, penso, ma fortunatamente per il Milan, stavolta non sarà il suo caso.

Palla sul fondo

A Roma giochiamo una partita ordinata, didattica, concediamo poco alle giallorosse in termini di occasioni pulite anche se il pallino del gioco è sempre in mano loro. Nella prima frazione siamo troppo schiacciate, non riusciamo a ripartire, a renderci pericolose.
La Roma oltre a essere padrona del possesso palla fa solo una cosa in più di noi : la butta dentro. Si potrebbe dibattere sul come ma quello che conta è che la buttano dentro.

Nel secondo tempo costruiamo un paio di ghiotte occasioni per riaprire la partita ma le sprechiamo, subiamo il raddoppio, rocambolesco, chiediamo un fallo sul portiere ma niente, insomma la ributtano dentro, penso.
Prima di subire la terza rete riapriamo per un po’ la partita accorciando le distanze, stavolta non sbagliamo e forse le romane, per un attimo avvertono una scossa di paura, quel timore di quando percepisci la linea sottile tra una vittoria tranquilla e un possibile disastro.

Se una partita non la chiudi non puoi mai sentirti rilassato, penso, e alla fine torniamo sempre lì, che tu stia giocando meglio o peggio, che tu sia primo in classifica o ultimo, che sia per chiuderla o per riaprirla : conta solo buttarla dentro.

La Roma oltre a essere padrona del possesso palla fa solo una cosa in più di noi : la butta dentro.

Si potrebbe dibattere sul come ma quello che conta è che la buttano dentro.

Palla sul fondo

Foto Florentia CF

Nel secondo tempo costruiamo un paio di ghiotte occasioni per riaprire la partita ma le sprechiamo, subiamo il raddoppio, rocambolesco, chiediamo un fallo sul portiere ma niente, insomma la ributtano dentro, penso.

Prima di subire la terza rete riapriamo per un po’ la partita accorciando le distanze, stavolta non sbagliamo e forse le romane, per un attimo avvertono una scossa di paura, quel timore di quando percepisci la linea sottile tra una vittoria tranquilla e un possibile disastro.

Se una partita non la chiudi non puoi mai sentirti rilassato, penso, e alla fine torniamo sempre lì, che tu stia giocando meglio o peggio, che tu sia primo in classifica o ultimo, che sia per chiuderla o per riaprirla : conta solo buttarla dentro.

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